WELCHOME
benvenuti in famiglia

Progetto di accoglienza di minori stranieri non accompagnati

e minori richiedenti asilo, sul territorio modenese

ANNO DI AVVIO: 2015

ANNO DI CONCLUSIONE: ANCORA ATTIVO

WelcHome l’innovativo progetto di accoglienza, promosso dal Comune di Modena e dall’associazionismo locale, rivolto a ragazzi e ragazze minorenni arrivati in Italia, fuggiti da guerre, persecuzioni, miseria.

WelcHome consente, a questi giovani, in una fase delicatissima della loro vita di recuperare una dimensione di affettività familiare che favorisca l’apprendimento della lingua italiana, il completamento degli studi e l’acquisizione di competenze professionali.

WelcHome è aperto a ogni famiglia, anche un singolo, che desideri realizzare un’esperienza coinvolgente e utile a sé e al ragazzo accolto, per un periodo minimo di sei mesi. È previsto un contributo economico per l’ospitalità.

A supporto delle famiglie è istituito un servizio informativo, formativo e relazionale garantito da una équipe multidisciplinare messa a disposizione dal Comune di Modena, dalle Associazioni e dalle famiglie.

L’intera esperienza di ospitalità finalizzata all’autonomia del giovane e alla sua inclusione sociale. Finora hanno già aderito 20 famiglie. E tu cosa aspetti?

AGGIORNAMENTO

“Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. (…) Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”.

Furono queste parole di papa Francesco all’Angelus del 6 settembre 2015 che mi spinsero a fare qualcosa di concreto sul nostro territorio in risposta alla emergenza dei rifugiati.  Anche in forza della facile previsione che la crisi non sarebbe stata di breve durata e che il flusso dei profughi non si sarebbe ridotto in breve tempo. 

Di contrasto e prevenzione di migrazioni e inurbamento mi occupo da tempo in Amazzonia, mentre durante gli ultimi anni della guerra civile in Angola abbiamo organizzato e gestito un campo profughi nella città assediata di Huambo.  Ma sul nostro territorio non avevo alcuna esperienza nel campo della accoglienza di rifugiati.

Quando il Comune di Modena ha istituito un tavolo di lavoro per affrontare la crisi e ha iniziato a dare corpo al progetto pilota WelcHome, ho chiesto di poter partecipare al tavolo, coinvolgendo l’associazione Amazzonia Sviluppo e in seguito anche il Forum delle associazioni famigliari di Modena.

Mi è parso particolarmente interessante l’obiettivo del progetto del Comune, che è quello di chiedere al territorio di partecipare al problema della accoglienza dei rifugiati, coinvolgendo in particolare le famiglie, e credo che l’accoglienza diffusa in famiglia sia la modalità migliore per rispondere al bisogno dei rifugiati, soprattutto dei minori non accompagnati, sia in relazione alla sostenibilità economica che alla opportunità di integrazione con la nostra cultura. 

Abbiamo intuito che la proposta avrebbe potuto incontrare la disponibilità istintiva di molte famiglie e anche di parrocchie, ma che tale disponibilità iniziale, frutto della istintiva generosa risposta dell’uomo di fronte alle tragedie, avrebbe poi facilmente potuto trovare un forte deterrente e un probabile ripensamento nel timore di complicazioni e incognite sul piano giuridico, burocratico, sanitario e logistico, difficilmente gestibili da parte di chi non ne ha esperienza.

È così che abbiamo pensato che le associazioni di volontariato del territorio avrebbero potuto dare un valido contributo al progetto affiancandosi alle istituzioni e offrendo un supporto alle famiglie che avessero deciso di accogliere un rifugiato. Le famiglie che aderiscono al progetto non si sentono sole nell’affrontare questa esperienza. Abbiamo costituito una rete di associazioni, a cui insieme ad “Amazzonia Sviluppo” hanno subito aderito “Porta Aperta”, “Auser”, “CSI”, “Una mano alla città”, “Forum delle associazioni famigliari”, “Noè”, “Insieme in Quartiere per la città”, e la “Consulta comunale per le politiche famigliari”, e con l’aiuto del CSV abbiamo presentato un progetto alla Fondazione CRM, progetto che è stato approvato e cofinanziato e che ora stiamo implementando. 

I numeri ci stanno dando ragione: il sapere che le istituzioni e le associazioni sono a disposizione con una serie di servizi a supporto di chi farà accoglienza, ha indotto già una dozzina di famiglie ad accettare la sfida, ed una prima parrocchia si sta organizzando. E siamo appena all’inizio…

Ora la rete delle Associazioni sta incontrando le famiglie ed i loro nuovi ospiti per conoscere e valutare le loro esigenze e quelle dei ragazzi, diverse da caso a caso, e costruire insieme risposte personalizzate, compatibilmente con le risorse disponibili.

Giovanni Pradelli (Amazzonia Sviluppo)